QUANDO UN SOGNO SI REALIZZA – L’arrivo in Kenya (Africa)
Questo che state per leggere è uno di quelli articoli che sognavo di scrivere da sempre. Come sapete, nonostante io cerchi di essere costante nella pubblicazione di contenuti qui sul blog, a volte non riesco a pubblicare come vorrei a causa principalmente dell’università, che assorbe gran parte del mio tempo. Quest’anno, però, ho deciso di provare a cambiare qualcosa nella mia vita e di iniziare a dare più importanza a tutte le attività “parallele” all’università. Per questo motivo, a gennaio scorso (nonostante la sessione d’esame imminente) ho deciso di partire e di realizzare uno dei miei sogni di sempre. Andare in Africa.
Avete presente quando si dice che le cose belle avvengono quando meno ce lo aspettiamo? Beh, a me è successo proprio questo. In un periodo pieno di impegni e di giornate frenetiche, mai avrei pensato di ricevere una chiamata e di ricevere una proposta simile. Undici giorni in Kenya dedicati interamente al kitesurf insieme a Locals Crew Salento. “Un sogno?” ho pensato. Dovete credermi se vi dico che mi sarò tirato almeno una decina di pizzicotti prima di realizzare che fosse tutto vero. E’ cosi, dopo qualche giorno dalla chiamata ho cominciato a prepare tutto il necessario per la partenza; passaporto, documenti, vestiario e poi le due cose fondamentali per un viaggio in un paese come il Kenya: vaccini e medicinali. Riguardo a queste ultime due cose vi scriverò un articolo dedicato perché penso che potrebbe esservi davvero utile per il vostro primo viaggio Africa.
Ad ogni modo, date le giornate piene, il giorno della partenza è arrivato in un lampo e come sempre prima di un viaggio, l’agitazione è stata davvero tanta. Questa volta è stata ancora maggiore considerando la destinazione in cui sarei andato. Come spesso capita durante un viaggio intercontinentale, il tragitto è stato estenuante e stupendo allo stesso tempo, ancor di più in questa occasione considerando che avevo con me tutta l’attrezzatura da kite, oltre alle valigie. Nonostante tutto, le ore d’aereo sono trascorse tranquille, specialmente durante il primo volo essendo partiti di notte. Durante il secondo volo da Addis Abeba fino a Mombasa ho avuto la fortuna di avere il posto vicino al finestrino e potete immaginare quale sia stata la meraviglia di fronte ai miei occhi.
Solo vedendola dall’alto, l’Africa è riuscita a rapirmi. E’ incredibile come nell’arco di due ore si passi da un territorio arido e desolato come il deserto del Sahara ad un territorio che si riempie di verde, di fiumi, di affluenti e di vita. Vi basterà sapere che quando l’aereo ha cominciato a volare sopra il Kenya, specialmente nei dintorni di Mombasa, per me è stato un po’ come rivivere i momenti iniziali de “Il Re Leone”. L’entroterra è davvero indescrivibile, sembra un posto fuori dal mondo. Quando l’aereo ha cominciato a volare lungo la costa, il mio cuore si è sciolto definitivamente. Vedere l’oceano, i suoi colori, la lunghissima costa keniota che da Zanzibar arriva fino in Malindi. Per un momento mi è sembrato di sognare ad occhi aperti e solo quando le ruote dell’aereo hanno toccato l’asfalto della pista di atterraggio ho capito che, ancora una volta, era tutto vero.
Atterrati nell’aeroporto internazionale di Mombasa, abbiamo trovato ad accoglierci solo 35° (rispetto ai 9° della partenza) e per quanto riguardava me ero già contento così. Dopo aver sbrigato alcune pratiche aeroportuali alla dogana (visti, passaporto, controlli vari) abbiamo preso i transfer che da Mombasa ci avrebbero portato fino a casa, nella zona di Watamu.
Per arrivare a destinazione ci sono volute circa due ore e credetemi se vi dico che sono state le due ore più belle e struggenti della mia vita. E’ davvero difficile per riuscire a descrivere quello che ho visto senza emozionarmi. Man mano che ci siamo allontanati dall’aeroporto, le strade asfaltate e le grandi strutture hanno lasciato spazio all’“Africa Vera”. Prima d’ora, mi era capitato solo nei documentari di vedere delle cose simili.
Case fatte di fango e fronde di palma, piccoli villaggi immersi nella vegetazione, poche strutture fatte in pietra soprattutto scuole e piccoli ospedali (a volte anche senza le finestre) e poi i bambini. C’era chi era vestito con l’uniforme scolastica; c’era chi invece tutto sporco e magrolino, a piedi scalzi tornava a casa dopo essere andato al pozzo più vicino per raccogliere l’acqua. La povertà e allo stesso tempo l’umiltà di quella gente mi ha fatto sentire davvero piccolo, i loro sorrisi, nonostante le difficili condizioni di vita, mi hanno fatto capire quanto io passa essere fortunato e quanto a volte io possa essere stupido quando mi capita di lamentarmi per cose futili.
Questo viaggio in Africa è riuscito a cambiarmi già dopo le prime ore, è riuscito a rompere ogni schema possibile che prima di arrivare era presente nella mia vita ed è riuscito ad aprirmi gli occhi in un batter d’occhio.
In questo articolo vi ho raccontato solo del mio arrivo nel continente africano, sarebbe stato impossibile raccontarvi tutto in un unico articolo. Per continuare a scoprire il mio viaggio, ti consiglio di leggere la seconda parte (che arriverà a brevissimo!).
Vi ricordo che sul mio profilo Instagram @luca__cortese potete trovare tanti post che ho pubblicato nel corso del viaggio e soprattutto tantissime storie che trovate nei contenuti in evidenza! (Vi consiglio vivamente di non vedere queste cose mentre siete a lavoro).